Il Gruppo Enercom è diventato partner dell’Osservatorio Startup Intelligence del Politecnico di Milano, una scelta e un impegno in linea con la sempre maggior tensione dell’azienda verso l’innovazione. Si tratta di uno dei 46 Osservatori Digital Innovation, nati nel 1999 su iniziativa di quattro giovani professori del dipartimento di Ingegneria Gestionale del Politecnico, con lo scopo di studiare l’impatto dell’innovazione digitale in diversi ambiti di ricerca. Per il Gruppo Enercom questa partecipazione è un’occasione per confrontarsi con altri “innovatori” e avere un supporto prezioso allo sviluppo dei propri progetti. Per approfondire meglio le attività dell’Osservatorio, il miglior modo è sicuramente quello di lasciare la parola all’Ing. Alessandra Luksch e alla Dott.ssa Eliana Bentivegna, che a nome dell’intero gruppo di ricerca ci hanno raccontato di startup, fare impresa e – ovviamente – innovazione.
Presentiamo l’Osservatorio Startup Intelligence: quali sono le principali attività svolte e in quali ambiti di ricerca?
L’Osservatorio Startup Intelligence è nato nel 2014, proprio quando la figura dell’innovation manager inizia ad essere riconosciuta nel mercato del mondo del lavoro, intercettando così un movimento nascente e riuscendo in questi anni a dar vita ad una vera e propria community di innovatori. Lo stesso nome dell’Osservatorio vuole esprimere l’idea che sta alla base della nostra attività, ossia il fatto che la “startup” non debba essere vista solo come un partner, ma come un vero e proprio modello a cui le aziende possono ispirarsi per essere più agili e veloci. Il nostro obiettivo è quello di offrire un supporto all’innovazione, tramite attività di ricerca, di scouting, di approfondimento e di conoscenza di nuove tecnologie ed approcci. Vogliamo essere, per gli innovation manager, anche un aiuto alla diffusione della cultura dell’innovazione in azienda, tant’è che organizziamo momenti di sensibilizzazione a cui tutti i collaboratori possono partecipare liberamente. Tutte le attività dell’Osservatorio Startup Intelligence si basano sul presupposto che lo scambio di esperienze ed opinioni, tra ricercatori ma anche e soprattutto tra i partner, sia la chiave per il successo. È così che si è creata una community davvero molto vivace, composta da persone con voglia di fare ed entusiasmo.
Infine, offriamo ai nostri partner diverse occasioni per avere visibilità, ad esempio tramite le tavole rotonde organizzate in occasione del convegno annuale, in cui li invitiamo a riportare le proprie esperienze e a dare un contributo. Abbiamo anche dato il via ad una rubrica settimanale sul magazine online EconomyUp, dove spesso ospitiamo testimonianze dei nostri partner. Organizziamo, poi, dei workshop ed offriamo la possibilità, sempre all’interno dell’ambito accademico di gestire dei project work con gli studenti o testimonianze ai corsi della Business School Mip. Facciamo questo perché siamo convinti che dare visibilità alle imprese capaci di rinnovarsi ed affrontare i cambiamenti sia d’aiuto anche al sistema Paese, come stimolo ed esempio per tutte le realtà che, invece, sono più in difficoltà.
Alessandra Luksch – Head of Startup Intelligence Observatory – Digital Transformation | Open Innovation | Organizational Empowerment
Quanto è prezioso il contributo dei partner per l’Osservatorio?
I partner hanno sicuramente un ruolo fondamentale, in quanto ci aiutano ad indirizzare il lavoro dell’Osservatorio, anche attraverso i loro contributi e le loro testimonianze, che diventano una conoscenza preziosa per tutta la community. Come anticipato, riteniamo che il confronto sia fondamentale, poiché permette la nascita di nuove opportunità, lo sviluppo delle conoscenze e l’empowerment delle persone. Proprio per questo vogliamo che i partner abbiano un ruolo attivo e vediamo nella partecipazione numerosa alle attività un vero indice di successo. Del resto, le richieste dei partner, le loro idee e le loro necessità sono “benzina” per la nostra ricerca.
Secondo la vostra esperienza, quanto è importante l’innovazione per un’azienda?
Anche se può sembrar banale, l’innovazione è da sempre l’arma vincente di ogni imprenditore. Oggi, però, assume un significato e una complessità nuovi, per due motivi: da un lato il costo dell’innovazione è sempre più elevato per le tecnologie e le conoscenze multidisciplinari richieste; dall’altro è più difficile ripagare questi costi a causa delle fonti di ricavo derivanti dalla stessa innovazione, che si assottigliano per il breve ciclo di vita di ogni prodotto.
A ciò, aggiungiamo che il fenomeno del digitale ha portato con sé innovatori che, anche scrivendo solo poche righe di codice, possono stravolgere completamente le dinamiche di un mercato. Di fronte a situazioni di questo tipo, anche le aziende più ricche e strutturate possono trovarsi in grosse difficoltà. Quindi, innovare in un nuovo modo è fondamentale e, per le aziende, noi possiamo essere un aiuto ad indirizzarsi verso questa strada.
Anche se non ci sono vincoli ai settori in cui è possibile innovare, in Italia alcuni ambiti sono più fecondi, per loro natura. Ad esempio, oltre al mondo della tecnologia e dell’health care, possiamo dire che il settore delle Utilities è stato uno dei primi a salire a bordo e mantiene tutt’ora una presenza molto importante all’interno dell’Osservatorio, probabilmente proprio per la sensazione e la necessità di doversi riposizionare rispetto al proprio mercato.
L’emergenza sanitaria ha avuto impatto sul processo di innovazione delle imprese italiane?
Sulla base della nostra esperienza e delle ricerche condotte sul campo, è emerso che la pandemia ha spinto maggiormente l’innovazione, presentandosi come uno stimolo e non solo un ostacolo. Se guardiamo all’ecosistema startup, per esempio, dai dati Mise emerge come il numero di startup nate in Italia durante il primo semestre del 2020 sia paragonabile al 2019. Negli Usa si è registrato addirittura un 40% in più di nuove startup da settembre 2019 a settembre 2020. Non sono certo mancate le difficoltà, ma ha prevalso una maggior apertura verso l’open innovation, con collaborazioni tra aziende, startup e istituzioni finalizzate anche proprio al trovare soluzioni ai problemi causati dalla pandemia. Nel 2020 la quota di grandi imprese che adotta azioni di Open Innovation sale al 78% (su 167 aziende rispondenti); un trend che si riscontra anche per le PMI (ne sono state intervistate 500 con la nostra Survey), per le quali il ricorso ad iniziative di innovazione aperta aumenta significativamente, quasi raddoppia, se paragonata al dato rilevato lo scorso anno (53% nel 2020 vs il 28% nel 2019).
Inoltre, l’incremento della trasformazione digitale è stato notevole. Oggi, dopo un anno, l’emergenza sanitaria ha sicuramente scritto nero su bianco “mai più senza digitale”.
Eliana Bentivegna – Innovation Community Manager and PR&Events Manager at Osservatori Digital Innovation, Politecnico di Milano
Un’azienda che vuole avviare un percorso di innovazione, come deve muoversi? Che figure deve formare e/o coinvolgere?
Nella maggior parte dei casi, le aziende più consapevoli della necessità di fare innovazione definiscono una struttura dedicata al loro interno, a cui si dà il difficile compito di smuovere un vero e proprio cambiamento culturale aziendale. Generalmente si scelgono figure con una certa esperienza, in grado di superare le resistenze che incontrano e con buone capacità di leadership. Non meno importante è l’avere una giusta visione del futuro. Il processo di innovazione, poi, segue degli step, a partire dalla ricerca di un nuovo modello, degli strumenti e delle risorse necessari. Queste sono le basi per iniziare la trasformazione, per poi passare alla vera e propria costruzione del modello di innovazione individuato, definendo governance, modalità operative, indicatori ed obiettivi. Tutti questi “esperimenti” sono a capo dell’innovation manager, che deve preoccuparsi anche di collocare l’azienda nel giusto ecosistema esterno, ricercando partner, incubatori e centri di ricerca. Le sfide per l’innovation manager sono molte, ma non mancano le opportunità (e il privilegio) di uscire dagli schemi, di fare e vedere cose nuove costantemente.
Oltre alle figure preposte e alle risorse necessarie, a un’azienda che vuole fare innovazione non deve mancare anche una forte motivazione, con la capacità di dare supporto e forza a chi è impegnato nei progetti. Una motivazione che va mantenuta nel tempo, perché spesso bisogna attendere per vedere i risultati e anche per il fatto che le sperimentazioni possono fallire. In questi casi, è necessario essere capaci di intercettare il fallimento, cercando di evitare sprechi e “raddrizzando” il tiro. Il fallimento, solo integrato in una prospettiva costruttiva e analitica, fa parte del successo.
Secondo voi, perché una realtà, come quella del Gruppo Enercom, sceglie di sostenere le vostre attività e ricerche? Che cosa avete apprezzato maggiormente della partecipazione del Gruppo?
Va detto che, in realtà, siamo stati noi ad avvicinare il Gruppo Enercom, in quanto apprezziamo il percorso iniziato in autonomia dall’azienda, che abbiamo notato con la prima edizione della Call4Startup organizzata un paio di anni fa. Quando poi ci siamo conosciuti, è emerso subito che avremmo potuto lavorare bene insieme e il Gruppo Enercom ha visto nell’Osservatorio Startup Intelligence uno spazio adeguato dove lavorare con i propri “Innovactor”. Per una realtà di questa natura, ci presentiamo come un importante alleato per portare avanti le attività in cui l’azienda già crede ed è impegnata. Il Gruppo Enercom, del resto, aveva già un’agenda con piani caldi, che hanno trovato in noi un braccio aggiuntivo per lo sviluppo, ad esempio tramite le attività di scouting di startup e di ricerca di nuove tecnologie. Quello che offriamo, poi, è la possibilità di entrare in contatto e confrontarsi con altri manager, un aspetto fondamentale per aziende che vogliono crescere come Enercom.
Ora che ci conosciamo meglio, possiamo dire che vediamo, come grande punto di forza del Gruppo Enercom, il fatto che sia in primis la Direzione – nella figura di Cristina Crotti – a supportare l’innovazione. Quando è così, innovare e sviluppare progetti diventa più semplice e il percorso di sviluppo può bruciare velocemente le tappe, in quanto gli sforzi si concretizzano in modo più efficace. Oltretutto, Enercom è sempre molto presente alle attività dell’Osservatorio e questo dà una grande forza e spinta al movimento per l’innovazione. Fare gioco di squadra, con un elevato grado di coinvolgimento, è il modo migliore per avviare questo processo con efficacia. Si costruisce, anche per tutte le risorse coinvolte, un percorso assolutamente sfidante.
In conclusione, è chiaro quanto il Gruppo Enercom voglia abbracciare la sostenibilità nel suo insieme, senza tralasciare alcuna sfera di intervento, dimostrando in modo concreto la propria intenzione di investire risorse ed energie in una crescita rispettosa dell’ambiente, delle persone e del benessere. Del resto, l’energia è un settore che per natura fa guardare al futuro e, per il Gruppo Enercom, significa anche assicurare a chi verrà tutte le possibilità e le opportunità di cui noi godiamo oggi.